Non ascolta, provoca, si oppone: cosa dice davvero questo comportamento?
Autore
Claudia
Non ascolta, provoca, si oppone: cosa dice davvero questo comportamento?
Mi è capitato in consulenza che qualcuno: un genitore, un insegnante, un educatore arriva e ad un certo punto "esplode" con:
“Non ascolta”
“Mi risponde solo male”
“Qualsiasi cosa è no”
“È come se cercasse di provocarmi.”
Solitamente queste frasi arrivano dopo un po' di tempo, in cui si è provato di tutto: spiegazioni, punizioni, richiami, premi, urla, ultimatum; ma ciò che resta, quasi sempre, è una sensazione precisa: "stiamo girando a vuoto", "continua sempre così!"
Ma sai, quando il comportamento non cambia, ecco quello è già un messaggio per te.
Il comportamento ci dice qualcosa, anche quando ti sembra solo “fastidioso”.
Quando quella piccola persona che stai aiutando a crescere “non ascolta”, non sempre vuole dirti “non mi interessa”; ma potrebbe voler dire:
"Mi sento sotto pressione"
"Non ho le parole per spiegarti cosa mi succede"
"Ho bisogno che tu mi veda ma senza giudicarmi"
"Non so stare dentro a questa emozione che non so neanche ben definire"
Non lo dice a parole, ma lo dice facendo.
Quindi forse l’opposizione non è un mero attacco all’adulto, ma una difesa.
Perché si oppone?
Quando il “no” diventa freddo, quando ogni richiesta non ha una risposta motivata, quando il tono diventa violento, solitamente sta succedendo una cosa: qualcosa dentro si è irrigidito prima.
Può essere: paura di sbagliare, stanchezza, diversi fallimenti che pesano, l'idea di non essere capito, una fatica emotiva, una sfiducia nella relazione ecc.
Dove più insistiamo, più l’altro si chiude e blocca la relazione; non perché “sfida” ma spesso perché non sa fare diversamente, non può fare diversamente.
Cosa puoi fare tu adulto? Osservare per intervenire.
È fondamentale cambiare la domanda.
Metto da parte: “Come faccio a farlo ascoltare?”
Invece penso: “Che cosa mi sta raccontando questo comportamento?”
Alcune domande possibili:
“Che cosa sta succedendo a livello emotivo?”
“Quale mia richiesta lo mette in difficoltà?”
“Sto parlando con lui/lei o con il suo comportamento?”
“Da quanto tempo si ripete questa dinamica?”
Osservare non significa giustificare; ma bensì dare senso prima di dare regole.
Nel mio lavoro vedo spesso diverse forme di “opposizione”:
Proteggere una fragilità
La provocazione è uno scudo; magari risponde male perché non vuole far vedere qualcosa che lui ritiene una sua debolezza.
Valuto quanto è solida la nostra relazione
Non è sfida, è piuttosto una verifica, che si chiede:
"Posso fidarmi?", "Posso mostrarmi?"
Attenzione, in considerazione si prende anche il tono dell’adulto, non solo le parole.
L'adulto per me è una guida chiara e valida?
È bisogno di contenimento; paradossalmente, chi più si pone in atteggiamento di contrasto più necessita di adulti solidi.
Arrivati fin qui ti starai chiedendo e quindi? Cosa devo fare?
Non giustificare → ma comprendere → per intervenire
La comprensione, di cui parlo, non significa dire “va tutto bene”; ma bensì capire da dove nasce il comportamento, così che il limite sia: coerente, chiaro ed educativo.
Un limite senza "lettura" diventa scontro; ma un limite dopo la lettura diventa relazione.
Potrebbe servirti una consulenza pedagogica se ti trovi in questa situazione?
Potrebbe servirti se, la situazione si trascina da tempo, assorbe molta dell’energia famigliare (o della classe), provocando conflitti costanti, creando sensi di colpa, facendoti sentire frustratə perché non sai più come intervenire.
Il percorso di consulenza non serve a trovare “una tecnica”, "una soluzione" stile prescrizione medica ma serve a trovare una prospettiva. Da questa nuova visione, molte cose smettono di essere “problemi” e diventano processi da vedere, conoscere e modificare.
Se senti che la relazione, con quella piccola persona in crescita, si è insabbiata tra: richieste, liti e fatica reciproca, possiamo guardarci da vicino insieme.